Covid-19: la febbre invisibile

Arte di strada – Movimento di Emancipazione della Poesia www.movimentoemancipazionepoesia.tk

In questi giorni di emergenza sanitaria, esperti virologi, anestesisti, statistici medici… ci hanno supportato con informazioni di fondamentale importanza per la rapida presa di decisioni e per l’attuazione di uno stile di vita prudente e corretto. Gli organi istituzionali si sono fatti carico delle considerazioni tecnico-scientifiche di questi ultimi con serietà, benché si sia rilevato a livello comunicativo un bias, una distorsione psicologica di fondo, che vale la pena esplicitare.

“Non facciamoci prendere dall’ansia, ma comportiamoci responsabilmente”, e da dove viene un comportamento responsabile, se non dall’ansia?

Quando una persona si rivolge a me per un aiuto psicologico, una delle prime cose che sono solita verificare è: che idea ha delle emozioni? Purtroppo la società ci insegna troppo spesso a rifuggire le ‘emozioni negative’ per inseguire delle utopistiche ‘emozioni positive’. Ciò che è vero, tuttavia, è che non esistono emozioni negative, poiché le emozioni ci servono tutte, esattamente come ci servono due reni, due polmoni e un cuore. La loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la nostra reazione a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata ai fini della sopravvivenza.

Cosa capiterebbe, dunque, se non avessimo ansia? Probabilmente finiremmo investiti durante un attraversamento pedonale per non aver temuto l’avvicinamento di un’auto o non arriveremmo alla promozione scolastica per non aver temuto un brutto voto… e così via. L’ansia ci serve per prepararci, al meglio che ci riesce, a un evento esterno o interno non ancora avvenuto.

Relazione tra ansia e prestazione – Trattamento dei disturbi d’ansia: guide per il clinico e manuali per chi soffre del disturbo (G. Andrews et al., 2004)

Come si può, quindi, pretendere che ci si comporti responsabilmente cercando a tutti i costi di calmare la popolazione? Siamo di fronte a una contraddizione determinata a sua volta dall’ansia, l’ansia del panico sociale. Ansia comprensibile, aggiungo, se pensiamo al livello medio di competenza emotiva della società di oggi. Come tutte le emozioni, in effetti, l’ansia può raggiungere una ‘temperatura’, oltre la quale può rivelarsi soverchiante, fino ad arrivare a un vero e proprio stato di panico, che può bloccare ogni nostra azione.

“Ringraziamo l’ansia che stiamo provando, perché ci aiuterà a essere più responsabili”, forse avrebbe dovuto pensare qualcuno. Se oggi avete evitato la brioche al bar, infatti, è perché avete sperimentato un’ansia adeguata a far emergere strategie di adattamento funzionali alla situazione che stiamo vivendo. Se oggi siete andati a pranzo al ristorante con altri otto amici, ridendo e scherzando a una bella tavolata, forse vi mancava un po’ di ansia, o avete fatto o pensato qualcosa per tacerla. Se stanotte avete preso un treno per andarvene, beh, forse avrete sperimentato qualcosa di diverso: un’ansia che scotta! Quando l’ansia scotta, purtroppo fa emergere strategie di adattamento spesso disfunzionali, che non tengono conto delle conseguenze delle azioni (es: “potrei rischiare di contagiare qualche persona a me cara”), che non mettono in discussione l’impulsività (es: “se corro, rischio di non valutare bene tutti i pro e i contro”) o che non tengono conto di come la felicità promessa sia a brevissimo termine (es: “ecco, ora mi tocca stare in quarantena e guardare il mare da un oblò!”).

Ciò che è importante, da un punto di vista psicologico, è dunque mettere in atto 3 comportamenti essenziali:

  1. Impariamo a osservare cosa stiamo provando, soprattutto da un punto di vista corporeo e ben prima che “la temperatura si alzi” (battito del cuore più accelerato, peso al petto, tensione muscolare, respiro più corto, bisogno di muoversi…);
  2. Notiamo quali strategie di adattamento stiamo mettendo in atto a seguito di questa emozione: comportamenti ponderati o impulsivi/automatici;
  3. Sperimentiamo la libertà di cambiare strada (es: “ok, vorrei fare così, ma forse in questo momento mi sto esponendo o sto esponendo altri a un rischio… posso provare, anche solo questa volta, a fare qualcosa di diverso e vedere come va”).

L’ansia giusta è quella che ci permette: di informarci, senza bisogno di ricercare continue rassicurazioni sulla situazione; di pensare a cosa fare oggi o domani, senza rimuginare minuti o ore sugli stessi argomenti; di proteggerci con le misure di sicurezza indicate, senza esagerare (es: non togliamo mascherine a chi ne ha davvero bisogno).

Se notiamo stati di ansia difficili da affrontare, la mente appesantita da un rimuginio costante o la tendenza a non far altro che occuparsi del nuovo Coronavirus, possiamo agire come segue:

  • Assicuriamoci di far riferimento a fonti d’informazione attendibili: Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Protezione Civile, Comune di residenza, …;
  • Riduciamo la sovraesposizione ai media, limitando l’accesso alle informazioni in orari prestabiliti della giornata (ad esempio alle ore 10, alle ore 16 e alle ore 22) e portando l’attenzione su altri compiti o attività per il resto del tempo;
  • Pensiamo a come affrontare fattivamente le possibili difficoltà economiche, lavorative o personali che derivano dall’applicazione dalle misure di sicurezza, per il tempo strettamente necessario a trovare una soluzione pratica, depotenziando, al meglio che ci riesce, pensieri ridondanti o afinalistici, spostando l’attenzione su altre attività;
  • Dedichiamoci a una piccola attività fisica (es: lo yoga, la ginnastica, alcune arti marziali…) attraverso i diversi video disponibili su YouTube o su altri canali video;
  • Dedichiamoci a una pratica di mindfulness quotidiana, se siamo formati in merito, o a una piccola pratica di attenzione al respiro, per 4-5 respiri, due o tre volte al giorno, se non abbiamo esperienza di consapevolezza;
  • Scriviamo, a ruota libera, una lista di attività, cui ci piacerebbe dedicarci da tempo, ma che per mancanza di spazio non siamo ancora riusciti a mettere in pratica e, solo in un secondo momento, selezioniamo quelle realmente applicabili;
  • Chiediamo supporto telefonico/video ad amici e parenti, alternando questa risorsa ad altre risorse già elencate.

Qualora queste strategie dovessero rivelarsi non sufficienti, ricordiamo che molti professionisti, centri clinici e associazioni psicologiche stanno offrendo colloqui di sostegno gratuiti alle persone maggiormente colpite dall’emergenza.

Chiedere aiuto appartiene alle strategie di adattamento più funzionali in caso di significativo disagio emotivo. Notiamo, quindi, se emerge vergogna al solo pensiero di provarci e se questa si sta affiancando a comportamenti limitanti, anziché alla ponderazione di un bisogno nostro o di una persona a noi cara, specifico di questo momento. Tutti possiamo avere bisogno, a maggior ragione in una situazione straordinaria come quella che stiamo vivendo.

Ricordiamo, infine, che se proviamo noia, si tratta, anche qui, di un’emozione estremamente adattiva, poiché la noia è l’emozione della creatività! Se non provassimo noia, non potremmo produrre risposte evolutive nuove per noi stessi e per gli altri. Permettiamoci, quindi, di sentirla, osservando il bisogno immediato di cacciarla come un limite al nostro sviluppo di risorse.

Spero che il frutto della mia noia possa essere di aiuto a qualcuno. In fondo, è solo stando insieme – alla giusta distanza – e cooperando che potremo essere più resilienti, più capaci di affrontare questa difficoltà che emotivamente ci riguarda tutti, esperti e non.

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